Marzo 25, 2015

La Pasqua è un macello


Così vengono macellati gli agnelli – Tratto da Il corriere della Sera del 25 marzo 2015

Agnelli che vengono legati insieme, «a mazzi», per le zampe anteriori e appesi per essere pesati. Agnelli che camminano sul sangue e urlano mentre vengono spinti con la forza al macello. E ancora agnelli che vengono issati a testa in giù, storditi con una scarica di corrente elettrica e sgozzati, mentre alcuni di loro ancora si agitano e sono coscienti. Sono immagini choc diffuse sul sito www.salvaunagnello.com. Un’investigazione, spiegano gli animalisti, che per la prima volta mostra quanto avviene nei macelli italiani soprattutto nel periodo pre-pasquale quando – tra agnelli, capretti, pecore e capre- vengono uccisi almeno 800 mila animali. Una percentuale importante visto che in un anno sono circa 4 milioni gli agnelli uccisi nel nostro Paese per il consumo umano, tra quelli esportati dall’Est Europa (Romania in primis) e quelli allevati in Italia.

SOTTO COPERTURA – Gli animalisti di Animal Equality hanno documentato con diverse ore di filmati e decine di immagini, alcuni allevamenti medio-piccoli di ovini e macelli in varie parti d’Italia. Le immagini riprese documentano una chiara violenza fisica verso gli animali sottoposti anche a una forte sofferenza psicologica. Ci teniamo a sottolineare che non si tratta di casi isolati, ma la brutalità è una prassi costante in allevamenti e macelli anche nel nostro Paese».

PRATICHE «NON CORRETTE» – Sotto accusa anche la cosiddetta «pesa» a gruppi. Si tratta di una pratica «tradizionale» che, per di più, sarebbe «illegale» (in base all’articolo 2, comma 1 del Decreto Legislativo n. 146/2001 sul trattamento degli animali negli allevamenti) perché «molto dolorosa»: provocherebbe agli animali rischio di lesioni come strappi muscolari e dei legamenti. «Come vediamo nel video la pesatura viene fatta con uno strumento molto rudimentale, tenendo insieme dieci agnellini alla volta in una posizione per loro estremamente innaturale – spiegano gli attivisti- Gli animali sono impauriti, si agitano e questo è molto pericoloso e doloroso per loro, possono anche slogarsi la spalla. Inoltre si tratta di una pratica del tutto inutile».

UNA LUNGA AGONIA – Le denunce non finiscono qui. Secondo l’organizzazione animalista, nei macelli investigati non sarebbe stata utilizzata correttamente l’«elettronarcosi» che per legge dovrebbe rendere incosciente gli agnelli prima della macellazione. «È evidente dalle immagini che gli animali non vengono storditi del tutto – denunciano gli attivisti – e al momento dello sgozzamento sono ancora coscienti di cosa gli stia accadendo, scalciano e si dimenano fino alla morte che sopraggiunge per dissanguamento. In particolare in un caso è evidente che l’animale dopo la scossa elettrica è ancora perfettamente vigile, respira, si muove. In un altro si vede che il pelo prende fuoco il che significa che c’è stato un errore nella scarica. E ancora, in un altro, si vede che nello sgozzamento non vengono recise entrambe le arterie: questo significa che l’animale può aver impiegato fino a 50 secondi in più per morire. Sono fatti gravissimi che, ripetiamo, avvengono normalmente».

CUCCIOLI DI UN MESE – «Si tratta di immagini scioccanti e reali di quanto accade a questi cuccioli di appena un mese di vita – concludono gli attivisti- uccisi per diventare cibo “tradizionale” sulle tavole degli italiani, anche e soprattutto in questo periodo prossimo alla Pasqua». L’obiettivo di tutte le associazioni animaliste è in quello di mobilitare l’opinione pubblica e spingere sempre più persone a scegliere di non mangiare più prodotti di origine animale. «Forse non si riflette abbastanza su cosa è un agnello – sottolinea l’etologo Roberto Marchesini sul sito Salvaunagnello.com- È solo un cucciolo e come tutti i cuccioli ha bisogno di avere accanto a sé una mamma. In una folla di agnelli stipati in uno spazio angusto non c’è solo l’orrore per la mancanza dei requisiti minimi di benessere. Dobbiamo immaginare una folla di bambini, al di sotto dei due anni, che disperatamente cercano la mamma e piangono senza conforto e ininterrottamente, giacché la loro paura è aumentata dal pianto degli altri cuccioli, dalle urla degli uomini, dall’odore della sofferenza e del sangue».