Agosto 10, 2017

I nostri amici Orsi

ORSI POLARI A 35°C

Mentre su change.org si raccolgono ancora le firme per liberare gli Orsi polari detenuti nella struttura dello zoosafari di Fasano, in provincia di Brindisi, e trovare loro una nuova sistemazione, arriva la dichiarazione ufficiale di Fabio Rausa, direttore dello zoo, raccolta da Ansa: «I nostri orsi polari sono nati in cattività in altri zoo europei e vivono benissimo nei nostri climi sin dal 1995. Si immergono e nuotano in vasca molte volte al giorno, ogniqualvolta ne sentano il bisogno e il desiderio. Nelle vasche, ci sono blocchi di ghiaccio e cibo congelato in pezzi, hanno acqua in vasca raffreddata con apposite macchine frigorifere, aria raffreddata con condizionatori nei box interni, fresco e ombra nelle grotte e acqua fresca a pioggia dagli irrigatori». Tutto chiaro, amici degli animali?

WHITE BEAR DEL FOTOGRAFO SHEN WEN LO

A Padova direbbero, nella pregnanza del loro dialetto, «Xe pèso el tacòn del buso»: è peggio la toppa del buco, ovvero il rimedio è peggiore del danno. Chi ama gli animali ma anche chi semplicemente li rispetta come esseri viventi, può tranquillizzarsi davvero davanti alle affermazioni del direttore dello zoo? Il fotografo taiwandese Shen Wen Lo, con il suo reportage fotografico dal titolo White bear, ha visitato 25 tra zoo, acquari e riserve che avevano tra le loro attrazioni gli orsi polari, e ha osservato per tre anni il modo di vivere di questi animali in cattività. Forse è vero che gli Orsi sono sensibili ai cambiamenti climatici e questo vivere sempre a temperature più alte di quelle del loro habitat naturale potrebbe aver fatto in modo che la loro epidermide sia diventata più sottile e più facile alla traspirazione, ma avere la pelle assottigliata può rendere quelle condizioni di vita accettabili?

ORSI, VITA DIGNITOSA E SOPRAVVIVENZA

Gli Orsi sono famosi per essere grandi corridori, instancabili e veloci nuotatori, nonché arguti cacciatori: leggere che questi individui sono sempre vissuti in spazi piccoli per la loro stazza e definiti da 4 mura, e che per sopravvivere hanno dovuto dimenticarsi di ognuno dei talenti che la Natura ha dato loro, non crediamo possa convincere qualcuno del loro benessere. E poi: che mangino altri animali surgelati e che si usino acqua ed energia non già per salvarli ma solo per tenerli allegri quanto basta per fare “attrazione” sul pubblico, cioè per rendere la loro vita utile e monetizzabile è l’ultimo insulto. Ma quale conoscenza e quale educazione possiamo portaci a casa dopo una visita allo zoo di Fasano?

UOMINI E ORSI

Gli Orsi polari sono anche il termometro vivo del cambiamento climatico e della sconsideratezza umana: la banchisa polare artica, dove hanno buona parte del loro habitat naturale, si riduce ogni anno un po’ di più a causa del riscaldamento globale, causando spaesamento e morte; e ci sono altri Orsi oggetto dello sfruttamento e della crudeltà umana: sono gli Orsi della Luna, chiamati così perché sono bruni con una mezzaluna bianca sul petto, che in Cina vengono imprigionati per appropriarsi della loro bile, considerata curativa e utile per la salute degli umani.

ORSI SFRUTTATI PER LA BILE DEL LORO FEGATO

Di questa crudeltà si occupano specificatamente l’Associazione Animals Asia Foundation e l’Associazione Orsi della Luna di Bologna.
Gli Orsi vengono allevati in Cina, Vietnam e Corea nelle cosiddette “fabbriche della bile”, luoghi infernali dove vivono una vita di tortura in minuscole gabbie di contenzione che non permettono loro nessun movimento. Qui gli orsi vengono ‘munti’ e torturati giornalmente e non possono liberamente accedere ad acqua e cibo, perché fame e sete provocano loro forte stress e di conseguenza un notevole aumento della bile. Questo trattamento disumano li accompagna per tutto il loro ciclo vitale, che è di circa 25/30 anni, ma difficilmente vivono così a lungo all’interno di queste fabbriche: essi si ammalano frequentemente di tumore al fegato e contraggono infezioni croniche e altre malattie. Il prelievo della bile è eseguito attraverso cateteri di metallo conficcati nell’addome fino alla cistifellea causando un dolore continuo, che unito alla prigionia spinge alcuni Orsi alla follia, per questo tentano il suicidio e per questo gli allevatori gli asportano i denti e le falangi.

MA LA MEDICINA CINESE HA GIÀ TROVATO ALTERNATIVE CRUELTY FREE

Una vera galleria degli orrori per procurarsi la bile utilizzata come acido ursodeoxicolico in molti campi, dall’industria farmaceutica per curare disturbi quali febbre, spasmi, infiammazioni agli occhi, patologie al fegato, all’industria cosmetica e alimentare per produrre beni di largo consumo quali tè, lozioni, shampoo, vino, bevande energetiche e unguenti, non solo in Cina, mentre la stessa Associazione Cinese di Medicina, Filosofia e Ambiente ha reso noto che esistono almeno 54 alternative erboristiche, tra cui il rabarbaro, il tarassaco, il crisantemo, la salvia, l’edera e che questo acido può essere sintetizzato in laboratorio, senza alcun effetto collaterale, con una maggiore garanzia per i consumatori e con costi di produzione notevolmente inferiori. L’associazione Animal Asia Foundation, nata nel 1998, ha già riportato importanti successi sia nella liberazione degli Orsi come quello nel 2014 della chiusura di una fabbrica della bile a Nanning, importante città del Sud e la conseguente liberazione dei 130 orsi lì detenuti; sia nel processo di sensibilizzazione del popolo cinese: la casa farmaceutica Kaibao ha annunciato di aver sintetizzato con successo un’alternativa alla bile di Orso per l’utilizzo nella medicina tradizionale.

NOI, L’OCCIDENTE

Per noi questa usanza cinese ci sembra una barbarie senza scusanti perché riusciamo a guardarla con il distacco culturale necessario, ma la vivisezione e la sperimentazione sugli Animali praticata da ogni casa farmaceutica e da ogni università “degli studi” è forse meglio?

NOI, IN ITALIA

A settembre del 2014 in Trentino moriva a causa di una dose di narcotico l’Orsa Daniza, colpevole di aver aggredito un cercatore di funghi arrivato troppo vicino al luogo dove lei stava allevando i suoi cuccioli e di aver rapinato alcune fattorie, spaventando anche alcuni turisti: era il terzo esemplare morto in modo cruento nell’ambito di un piano di popolamento forzoso di Orsi in quei territori, come a dire: se ve ne state buoni vi lasciamo in pace ma se osate farvi passare per la testa il vostro naturale spirito protettivo e combattivo, vi mettiamo in gabbia da un’altra parte.

Torniamo a oggi. Vedere questi orsi in prigioni italiane dal nome altisonante di “zoosafari” chiusi in ambienti di plastica e cemento, loro così fieri, potenti e invincibili in Natura: ci dà il sentimento della grandezza dell’uomo che lì li costringe o ci dà la misura della nostra miseria?

Ilaria Beretta
8 agosto 2017